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Per poter operare con i bambini non bisogna necessariamente essere uno psicologo infantile. Certo, perché i bambini non sono solo quelli che i nostri occhi percepiscono materialmente intorno a noi ogni giorno, ma anche quelli che non vediamo e che, nonostante spesso siamo ignari della loro presenza, influiscono su quello che facciamo senza rendercene conto.

 

DI COSA SI TRATTA NEL DETTAGLIO?

 

Ricordate quando abbiamo parlato delle parti del nostro sé? (clicca qui per leggere l’articolo).  Abbiamo detto che la nostra personalità non è univoca ma è come un puzzle, si forma nel tempo, in particolar modo durante l’infanzia e che, man mano che sperimentiamo il mondo, ogni esperienza significativa si accumula nel nostro inconscio andando a formare un “pezzo” di noi. Crescendo, poi, gran parte di queste esperienze vanno a finire nel dimenticatoio, nel nostro inconscio appunto, laddove la mente logica non arriva ma dove la nostra mente inconscia opera e determina le azioni che compiamo oggi, influendo su di esse anche a distanza di anni … tanti anni.

 

FACCIAMO UN ESEMPIO.

 

Mi è capitato più di una volta di ascoltare persone che avevano difficoltà nell’approcciarsi all’altro sesso: “C’è qualcosa che mi blocca, non riesco proprio ad avvicinarmi a lei”...  “Ogni volta che mi propongo di parlarle sento qualcosa che m’impedisce di farlo, ma non so cosa.”  Quando mi trovo davanti ad esclamazioni di questo tipo, la domanda cruciale diventa “Quando è stata la prima volta in cui ti sei sentito così?”. E lì, dopo pause di silenzio e vari “Ehm… vediamo un po’…” arriva la risposta: “Beh ricordo che una volta a scuola, ecc, ecc”. ED ECCOLO  CHE EMERGE IL BAMBINO INTERIORE. Sì, proprio quella parte di noi che da bambina si è sentita così come si sente oggi nell’affrontare quella stessa situazione e che vive la difficoltà di gestirla, di superarla.

 

È lì dentro di noi e si comporta come se avesse ancora 6,7,8,9 anni (in base a quando si è verificato l’evento), “dettandoci”, a nostra insaputa, quel che dobbiamo o non dobbiamo fare in quel preciso momento. Si tratta di un vero e proprio automatismo inconscio.

 

Proprio in quanto tale, mentre noi continuiamo a sperimentare il mondo, la società, le relazioni, e mentre si formano nuove parti di noi che si aggiungono a quelle già esistenti, quel bambino resta fermo lì, solo e arrabbiato (o deluso, tradito, triste, incompreso) dentro di noi, a quell’età in cui ha vissuto quell’esperienza, e rimane lì dentro, in quello stato, influenzando i nostri comportamenti fino a che non ci lavoriamo su e determinando in noi la stessa reazione ogni qual volta ci troviamo di fronte ad un evento simile a quello specifico vissuto.

 

Fortunatamente, la nostra personalità è in continua evoluzione ed è anche “malleabile”, cioè ristrutturabile in base al cambiamento che vogliamo ottenere.    

 

Un lavoro con uno psicologo aiuta proprio ad intervenire nella dinamica che sottende questo tipo di comportamenti, e ci fa prendere consapevolezza del tutto, in modo da “porre rimedio” a quanto accaduto durante l’infanzia e restituendo a quel bambino interiore la FELICITA' e la SPENSIERATEZZA di quell’esperienza specifica, determinando, poi, nella persona il cambiamento desiderato.

 

Come dice R. Bandler, “NON E’ MAI TROPPO TARDI PER AVERE UN’INFANZIA FELICE”.

 

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