La comunicazione non verbale

Parlare di MOVIMENTI DEL CORPO ed ESPRESSIONI FACCIALI suscita sempre curiosità.

A chi non è capitato almeno una volta di sfogliare un giornale e leggere un articolo in merito o di scorgere rapidamente in libreria un testo sulla comunicazione non verbale e magari aprirlo, leggere qualche riga, sentirne il profumo delle pagine appena stampate e chiedersi se acquistarlo?  

E se non abbiamo mai toccato con mano testi o simili che ne parlavano, avremo sicuramente visto banner pubblicitari (su facebook ce ne sono molti) o aperto una pagina web capitata per caso o, ancora, ascoltato qualche video su youtube in cui gli esperti ce ne parlano.  

Qualche anno fa è esplosa la mania di seguire con grande interesse “Lie to me”, una serie televisiva americana in cui un esperto di comunicazione non verbale mette questa sua esperienza a servizio della giustizia. Ogni episodio è ricco di interrogatori in cui il protagonista della serie, Cal Lightman, infallibile nel capire se una persona dica o meno la verità, osserva minuziosamente le microespressioni facciali delle persone interrogate per sapere, appunto, se quanto l’altro sta affermando sia vero o meno.   

Ora, al di là dei vari aspetti cinematografici e delle annesse finzioni, la domanda che molta gente si è posta e si pone è “quanto c’è di vero in quella serie televisiva?”.

La mia esperienza relativa alla comunicazione non verbale (CNV) che studio da diversi anni oramai, mi porta a sottolineare il gap tra quanto è portato all’estremo, come in Lie to Me, e quanto è, invece, REALE.

Partiamo da un presupposto. 

IL NOSTRO CORPO CI PARLA. 

Manda continuamente messaggi, a noi stessi e ai nostri interlocutori, ed utilizza una lingua particolare, apparentemente sconosciuta. Sì, sconosciuta alla nostra mente razionale, quella parte, cioè, che utilizza le parole per comunicare, ma molto, molto nota, invece, alla nostra MENTE INCONSCIA, cioè a quella parte più profonda di noi che tutto sa e tutto conserva e che si esprime proprio attraverso movimenti del corpo e delle mani, espressioni del viso, toni di voce.

S. Freud diceva “I mortali non sanno mantenere segreti. Se le loro labbra sono silenziose, spettegolano con le dita: il tradimento si fa strada attraverso ogni poro della pelle”.

Ebbene sì, E’ PROPRIO VERO! Allo stesso modo in cui è vero quanto afferma il primo assioma della comunicazione, “non si può non comunicare”.

Pensiamo ai silenzi. Pensiamo a quelle situazioni in cui siamo in una sala d’attesa con altre persone che, come noi sono in silenzio mentre attendono il loro turno o a quegli imbarazzanti momenti in ascensore con chi non conosciamo.

Ebbene sì, anche e soprattutto in quei casi stiamo comunicando delle cose.

La questione ora diviene “cosa stiamo comunicando?”.

E’ proprio nella risposta a questa domanda che risiede il gap tra finzione e realtà, tra vero e non vero.

Grazie alla conoscenza della comunicazione non verbale, ciò che possiamo sapere è il processo che sta avvenendo in quel preciso momento nella mente del nostro interlocutore, ma non cosa stia pensando. Ad esempio, se mentre una persona ci parla scorgiamo un movimento degli occhi verso l’alto, sappiamo che in quel momento quella persona ha “ripescato” delle immagini dalla sua mente, ma non possiamo sapere nello specifico quali immagini abbia visto (e non possiamo nemmeno sapere se hanno a che fare con quanto lui/lei ci sta dicendo), ma possiamo solo verificarlo.

Come?

CHIEDENDOGLIELO.

Ecco perché è davvero importante pensare che la CNV fornisca semplicemente delle “indicazioni” sui processi mentali innescati in una conversazione e non che fornisca dei significati assoluti (come avviene in lie to me). Così facendo, finiremmo solo con l’interpretare quello che sta avvenendo e sappiamo bene quanto le interpretazioni siano spesso causa di fraintendimenti e difficoltà nelle relazioni interpersonali.

Conoscere la comunicazione non verbale, dunque, è un importante strumento per ascoltare ancora e fare domande all’interlocutore, al fine di comprendere meglio e VERIFICARE o meno quello che abbiamo rilevato grazie ad un’attenta osservazione.

Riconoscerne i segnali, specialmente in un contesto terapeutico o durante un colloquio psicologico, invece, è un primo passo verso il benessere perché significa “ascoltare i messaggi del nostro corpo”, andando oltre l’apparenza delle cose. E comprendere i messaggi inconsci attraverso i gesti, i movimenti delle mani e del corpo, la voce e le espressioni facciali, significa riconoscere la giusta strada da seguire verso il benessere.  

 

Tag: comunicazione verbale, comunicazione non verbale, psicologo bari, linguaggio inconscio, lie to me, menzogna, paul ekman 

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