Ilaria Terrone
Psicologa

Sul narcisismo.

Facciamo chiarezza

La grande quantità di articoli che circola in rete e l’avanzare della ricerca in psicologia hanno permesso finalmente di approfondire tematiche fino a qualche tempo fa del tutto sconosciute (ma anticipate dalla saggezza della mitologia greca).

In particolare, è emersa un’abbondante letteratura rispetto al disturbo narcisistico di personalità e alla corrispondenza tra narcisista ed empatico, due ruoli che, incastrandosi perfettamente e non casualmente, generano un tipo di relazione disfunzionale.

Quello che però sembrerebbe da ciò che viene riportato in rete, è che la società sia popolata prevalentemente da narcisisti e che una parte inferiore sia costituita da empatici.

Ciò che ho notato leggendo i tanti articoli sull’argomento, infatti, è che il narcisista appare come l’unico “responsabile” di questa relazione disfunzionale, come se l’incontro tra i due ruoli fosse determinato solo da lui e come se l’empatico non avesse alcun tipo di responsabilità in tutto ciò.

Ma … è davvero così?

In realtà l’incontro fra queste due figure non è assolutamente casuale, non si tratta di una questione di “probabilità” ma di una ricerca appurata che la nostra parte inconscia aveva ben realizzato e che appare assolutamente inattesa e incomprensibile alla nostra mente logica (<< Ma com’è possibile?)>> 

Come mai avviene questo incontro?

Cosa accomuna le due persone? 

La causa risiede nel fatto che sia il narcisista che l’empatico portano dentro di sé esattamente la stessa ferita emotiva: il dolore di non essersi sentiti visti quando erano molto piccoli.

Ma cosa vuol dire?

Durante l’infanzia abbiamo avuto tutti bisogno di conferme, di sentirci visti e, di conseguenza AMATI
<<Guardami mamma!>> 
<<Papà guarda come sono bravo!>>

Purtroppo però, questa conferma spesso non è arrivata come da bambini ci saremmo aspettati di riceverla o, peggio, sono arrivate risposte invalidanti come ad esempio <<Zitto tu che sei piccolo>> oppure <<Ora non posso>> .

Naturalmente non basta un sola risposta come questa per generare la ferita emotiva ma un ripetersi nel tempo, e mentre quel bambino aspettava (e dentro di noi aspetta ancora), quel momento di disponibilità da parte del genitore non è mai arrivato.

La conseguenza più importante di tutto ciò è che in questo modo il bambino non ha potuto “interiorizzare” gli occhi di quel genitore e quindi non ha potuto portare dentro di sé quella conferma. Proprio come avviene per le regole, all’inizio abbiamo avuto bisogno di qualcuno che ce le insegnasse più volte prima di acquisirle e farle nostre. 

Per un bambino, dunque, non sentirsi visto equivale a non sentirsi accettato e amato, anzi, addirittura non degno d’amore.   Pensiamo dunque quanto questa non conferma abbia influito negativamente sull’autostima. Tanto. Troppo.

Il risultato di questa dinamica è stato (ed è ancora) un grande vuoto interiore ed una conseguente grande insicurezza che porteranno il bambino, una volta diventato adulto, a ricercare continuamente visibilità e conferme dagli altri per colmare quel vuoto (come specificato qui) . Conferme che, se ricercate fuori di sé, non basteranno mai, perchè quel bambino che vive dentro di noi sarà sempre lì ad attendere di sentirsi visto e amato da quel genitore.

La cosa fondamentale in tutto ciò, quindi, è che sia il narcisista che l’empatico sono portatori della stessa ferita emotiva e il loro incontro rappresenta per entrambi l’opportunità di aprirsi ad una maggiore consapevolezza di sè.(Per approfondimenti leggi qui).

La differenza tra i due, poi, consiste nel fatto che, in seguito al rifiuto e alla mancata conferma del genitore, da adulto, l’empatico ha sviluppato meccanismi di reazione nei confronti degli altri diversi da quelli del narcisista, finendo prima o poi per incontrarlo e subendo la sua manipolazione e il suo gioco di potere.

Tanto si potrebbe dire su questa dinamica complessa e dell’incastro tra queste due personalità complementari (anche se in negativo), ma ciò che ritengo sia più opportuno evidenziare in questa sede è il fatto che, lungi da ogni forma di giudizio e consapevole delle difficoltà emotive e delle frustrazioni che entrambi hanno vissuto e vivono ancora dentro, inconsapevolmente, lavorare sulla ferita narcisistica è l’unico modo per poter cambiare il meccanismo disfunzionale e, nel tempo, sviluppare relazioni sane e appaganti.


tag: psicologo bari, narcisismo, disturbo narcisistico di personalità, autostima

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